Mercoledi, 24 aprile 2024 - ORE:05:57

Il vocabolario del corpo: i linguaggi non verbali

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Adriano Celentano aveva davvero ragione quando cantava ” l’emozione non ha voce”? Probabilmente intendeva dire che la nostra lingua non è all’altezza delle emozioni, ma il nostro corpo è un esperto chiacchierone in questione. Non esiste infatti soltanto il linguaggio verbale, ne esiste uno più sottile, al quale dovremmo più spesso prestare attenzione, ed è quello dei gesti e delle espressioni, in sostanza, il vocabolario del corpo. Spesso il corpo parla per noi, tradisce le nostre emozioni, questo tipo di linguaggio ha un tale importanza che addirittura ci è stata fatta sopra una serie tv: Lie to me con Tim Roth -nei panni di Cal Lightman-. Non dobbiamo però essere per forza un Cal per  smascherare le emozioni dei nostri interlocutori, basta prestare attenzione a certi gesti ed espressioni per capire con chi abbiamo a che fare.

Lasciamo intanto però che i numeri parlino: il 70% dell’impressione che suscitiamo negli altri viene da come noi ci poniamo nello spazio con il nostro corpo, dall’atteggiamento in sostanza. I 3/4 della famosa prima impressione derivano  dal modo in cui il corpo si esprime.

Le zone e le parti del corpo che fanno trapelare più spesso le nostre emozioni sono viso, testa, mani e piedi. Quando ci sentiamo sicuri di noi, tendiamo ad assumere una posa che manifesta il nostro dominio sullo spazio e su chi ci circonda, le spalle sono dritte, la camminata decisa e lo sguardo fisso. Mantenendo lo sguardo di chi ci parla, ad esempio, manifestiamo sicurezza e interesse per ciò che viene detto. Mantenere il contatto visivo è spesso anche segno di flirt, se troppo prolungato però significa che c’è aria di sfida. La sicurezza di una persona trapela anche dalla posizione della sua testa, che in questo caso sarà ben dritta sulle spalle. Una donna ad esempio può tradurre la sicurezza in se stessa in un’arma di seduzione, si toccherà i capelli lisciandoseli, assumendo uno sguardo deciso, e sedendosi ad esempio con le gambe accavallate parallele. Ma lasciamo i segretucci della seduzione da parte e continuiamo con l’analisi del vocabolario corporeo.

La sensazione di disagio viene tradotta dal nostro corpo con dei segnali piuttosto chiari: gli occhi sono sfuggenti, irrequieti, spesso ci troviamo a toccarci un orecchio, segno di mancanza di fiducia nella situazione in cui ci troviamo. Quando non ci sentiamo a nostro agio addirittura il nostro modo di sederci sarà differente: postura di traverso e spalle curve, come a proteggerci da quello che accade intorno. Il nostro corpo tradisce disagio quando aumenta l’autocontatto, ci tocchiamo i capelli con insistenza, tendiamo a toccarci il viso, il mento, la bocca e il naso. In particolare ci stuzzichiamo il naso quando nascondiamo qualcosa. Anche le mani nascoste dietro la schiena o in tasca sono segno di disagio. A meno che non siamo nei professionisti, il nostro corpo non è un granché bugiardo.

La rabbia e il disprezzo hanno diversi gradi di manifestazione. Quando parliamo di qualcosa che ci disturba le nostre narici si dilatano a intervalli impercettibili e la bocca assume una smorfia, ci irrigidiamo e tendiamo a socchiudere gli occhi. Tendiamo poi a chiudere gli occhi se non si ha più intenzione di ascoltare. Quando siamo preoccupati per qualcosa  ci copriamo involontariamente una parte del viso con le mani. Lo stress e l’ansia sono facilmente  leggibili sulle labbra, che in questo caso sono contratte e rivolte verso il basso.

L’espressione più eloquente è il sorriso, manifestazione di felicità e gioia…tuttavia esistono diversi tipi di sorrisi: il sorriso forzato, facilmente smascherabile dato che gli occhi e il viso non partecipano all’espressione. Poi c’è il sorriso di cortesia, labbra strette e occhi leggermente socchiusi, è una variante del sorriso falso, non è dettato da un vero senso di gioia ma lo si fa solo per compiacere colui al quale è rivolto.

Esiste dunque una lingua non verbale che esprime le nostre emozioni, il modo in cui ci rapportiamo all’ambiente dice qualcosa di più sul nostro carattere.

 



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