Sabato, 20 aprile 2024 - ORE:15:32

Quali sono le allergie più comuni?

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Allergeni inalati: pollini, pioppi e acari

Tra le allergie più comuni troviamo sicuramente quella ai pollini. Il polline è una polverina, generalmente gialla, che costituisce il materiale di fecondazione delle piante, e viene da queste rilasciato nell’aria in primavera.

I pollini che scatenano più frequentemente fenomeni allergici sono quelli delle graminacee (gramigna, loglio, frumento, segale, orzo), ma anche di olivi, faggi, betulle, cipressi e altre piante erbacee.

Una curiosità riguarda i pioppi: contrariamente a quanto si crede, i pappi (cioè i “batuffoli bianchi” prodotti dai pioppi e che circolano nell’aria in grande quantità in primavera) non provocano allergia! Questi sono semplicemente composti da cellulosa che è completamente anallergica; la confusione nasce dal fatto che nello stesso periodo si ha la fioritura delle graminaceee, che rilasciano i pollini nell’aria, i veri responsabili dei sintomi allergici.

pollini

Altro agente allergico molto comune sono gli acari, o meglio i loro escrementi. Gli acari sono piccoli animali che si nutrono di polvere e forfora, e che possiamo trovare in grande quantità in casa annidati nei materassi, nelle lenzuola, addirittura nei vestiti. Gli escrementi degli acari hanno una funzione particolare: essi contengono al loro interno un enzima, detto Der p1, che scinde le giunzioni strette delle cellule epiteliali, cioè quelle molecole che permettono alle cellule della cute di rimanere adese l’una all’altra. Creando dei passaggi attraverso la cute, l’enzima entra nell’organismo e attiva la risposta immunitaria portando a allergia.

acaro

Il caso del nichel

Un’ allergia molto fastidiosa, soprattutto per le donne, è quella al nichel. Solitamente questa allergia viene messa in relazione con le tipiche manifestazioni cutanee di arrossamento e bruciore quando entra in contatto con monili o altri oggetti di nichel. In realtà la situazione è più complessa, perché il nichel è un metallo presente praticamente ovunque, cibi compresi.

Un soggetto allergico al nichel quindi deve limitare il contatto con il metallo, e adottare una dieta particolare, privandosi di alimenti come cacao, pomodori, frutta secca e alimenti in scatola (per la lista completa degli alimenti contenenti nichel clicca qui).

Allergeni alimentari e allergie crociate

Le allergie a base alimentare sono molto diffuse, tanto che nel 2004 la Commissione Europea ha emanato una direttiva che obbliga le industrie alimentari a indicare sulle confezioni dei prodotti la presenza di alcuni alimenti, tra cui glutine, crostacei, uova, arachidi e frutti a guscio, soia, pesce, latte, sesamo, senape.

Queste allergie non sono solo dovute a ingestione di cibi per cui il soggetto è ipersensibile, ma spesso abbiamo un fenomeno di “reazione crociata” per cui soggetti allergici a pollini manifestano sintomi anche ingerendo particolari alimenti. Questo è dovuto a un meccanismo di cross-reattività: sostanze alimentari possono avere la stessa struttura degli allergeni contenuti nei pollini ed essere quindi in grado di legarsi alle IgE provocando la degranulazione del mastocita, ingannando il sistema immunitario.

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Latte: allergia o intolleranza?

Un altro alimento molto discusso è il latte: pesantezza di stomaco, nausea e diarrea dopo aver bevuto una tazza di latte non sono sempre segni di una allergia, ma nella maggior parte dei casi indicano una intolleranza.

Qual è la differenza? Una allergia è dovuta a una iper-reattività del sistema immunitario, che in questo caso si attiva nei confronti di due proteine del latte, la betalattoglobulina e le beta caseine. Una intolleranza invece è dovuta a un deficit enzimatico della lattasi, l’enzima che si occupa della scissione del lattosio in glucosio e galattosio: se l’enzima è carente l’individuo non sarà in grado di digerire il latte e questo “rimane sullo stomaco”.

Il test per discriminare tra allergia e intolleranza al latte è detto “test dello scatenamento in doppio cieco”: al soggetto vengono somministrati sia un piccolo campione di proteine del latte che un placebo, e in base ai sintomi che manifesta 24 ore dopo la somministrazione il medico è in grado di fare la diagnosi.



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