Sabato, 20 aprile 2024 - ORE:11:27

Temperatura e pensiero: le decisioni migliori si prendono col freddo?

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La ricerca: come le temperature possono influenzare le nostre scelte

Oggigiorno non esistono più le mezze stagioni. Quante volte avremo sentito pronunciare o abbiamo pronunciato noi stessi questa frase, più o meno scherzosamente, lamentandoci di subitanee variazioni climatiche, spesso poco consone con la stagione in cui ci troviamo. E se queste lamentele avessero effettivamente delle fondamenta scientifiche? A questo quesito hanno risposto Amar Cheema dell’Università della Virginia e Vanessa M. Patrick dell’Università di Houston, che si sono impegnati in una singolare ricerca a tema psicologico – cognitivo, ovvero come le temperature possano influenzare le nostre scelte e come ci possano eventualmente indirizzare all’adozione di schemi mentali più semplicistici. Fin dove può spingersi quest’influenza e dove comincia la suggestione? Quanto profondamente le nostre abilità di problem solving vengono plasmate dal clima che ci circonda?

Le fonti

Una ricerca così singolare ha effettivamente dovuto ingegnarsi per trovare un metodo di raccolta dati che garantisse che questi fossero abbastanza indipendenti dalle inclinazioni soggettive ma abbastanza onnicomprensivi di ogni fascia della popolazione. Cheema e Patrick hanno osservato, al fine di valutare le capacità decisionali di un individuo posto di fronte alla possibilità di affrontare un problema in più di un modo, l’andamento annuale delle vendite di biglietti delle varie lotterie in corso nella St. Louis County ( Missouri ); i risultati lasciano stupefatti: le vendite annue di biglietti dove è richiesta una decisione fra scelte multiple ( ad esempio il gioco del Lotto ), in funzione della temperatura, diminuivano di 594 dollari per ogni aumento di un grado Fahrenheit, mentre le vendite delle lotterie richiedenti meno impegno decisionale non risentivano di tali variazioni.

Gli esperimenti

Questi risultati hanno indotto Cheema e Patrick ad approfondire la loro ricerca, elaborando degli schematici esercizi, ripetibili sperimentalmente in laboratorio, che ricreassero delle situazioni in cui l’individuo è libero di scegliere una strada oppure un’altra, differente e non sempre allo stesso livello in fatto di vantaggi.

Assumendo che gli individui abbiano il massimo comfort ad una temperatura intorno ai 22,2 gradi Celsius ( 72 gradi Fahrenheit ), sono state predisposte due stanze in cui venivano proposti gli stessi esercizi, una “ calda “ ( a 77 °F ovvero 25 °C ) ed una fresca ( a 67 °F ovvero 19,4 °C ), dunque con una deviazione dalla temperatura di massimo comfort di cinque gradi in negativo o in positivo.

Il primo esperimento presentava un testo con degli errori grammaticali che l’individuo era tenuto a correggere in un tempo stabilito: confermando le ipotesi formulate, gli individui nella stanza calda tralasciavano in media metà degli errori, quelli della stanza fresca solo un quarto.

Nel secondo esperimento Cheema e Patrick hanno proposto un esercizio cognitivamente più impegnativo: agli individui veniva richiesto di scegliere tra un piano telefonico tariffario ed un altro (entrambi fittizi); quello apparentemente più conveniente era quello che, se esaminato attentamente, presentava un rapporto costo/beneficio più elevato. Anche qui il gruppo “caldo” ha optato senza troppi ripensamenti sul piano effettivamente meno conveniente, mentre il gruppo “ freddo “, in media, ha scelto il piano tariffario migliore.

Nel terzo ed ultimo esperimento si è saggiata l’influenza della temperatura sull’apertura mentale, uno dei parametri inclusi nei test d’intelligenza più all’avanguardia e di più ampio respiro cognitivo: la scelta, conducibile in perfetta autonomia, consisteva nel prediligere un prodotto meglio conosciuto e più tradizionale oppure uno più innovativo ma meno rinomato. Per l’ennesima volta, gli individui posti nella stanza fresca hanno dimostrato una maggior inclinazione all’apertura mentale rispetto all’altro gruppo in studio.

Le conclusioni

A fronte di questi risultati viene da chiedersi da cosa effettivamente dipenda questa influenza della temperatura: a livello biochimico, tramite analisi di neuroimaging in PET ( Tomografia ad Emissione di Positroni ), pare che vi sia meno disponibilità di glucosio, il principale combustibile metabolico del cervello, nel momento in cui la temperatura è più alta, in quanto si fa molto più sforzo per mantenere la propria temperatura corporea costante (omeostasi termica) quando fa caldo – tramite l’escrezione del sudore, rispetto a quando è freddo, quando si presentano i caratteristici brividi.

Un maggiore impegno metabolico a livello dell’intero organismo, che in primis predilige il glucosio per ogni sua attività, fa sì che ve ne sia meno disponibile per quelle aree del cervello che vengono attivate nel momento in cui dobbiamo prendere una decisione con libero arbitrio: mancando il glucosio adottiamo “scorciatoie mentali” per non lasciare il problema irrisolto; così facendo però tendiamo a rendere, più o meno volontariamente, il problema che stiamo affrontando scevro di aspetti importanti per una sua corretta valutazione critica, spesso fondamentale per una sua efficace risoluzione.

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Tutto a seconda delle temperature

In che termini la temperatura può davvero renderci meno capaci di prendere decisioni a sangue freddo? A quanto è emerso da studi successivi, non è tanto la variazione assoluta di temperatura a causare gli effetti cognitivi appena visti, quanto la variazione relativa di essa: questa osservazione può quindi farci regolare al meglio la temperatura delle nostre abitazioni e dei nostri uffici, permettendoci di lavorare al top delle nostre prestazioni.
 Tale constatazione ci fa anche capire che, in effetti, gli abitanti di regioni calde non prendono statisticamente decisioni più avventate di quelli che vivono in regioni fredde, in quanto è il cambiamento dalla temperatura media ad influenzarci maggiormente.

E’ inoltre da considerare, in ultima istanza, che l’uomo è un organismo in grado di adattarsi sorprendentemente bene ai vari climi ed alle variazioni che questi possono presentare: a lungo andare quindi si diventa cognitivamente più tolleranti nei confronti di deviazioni dalla temperatura media del periodo. Detto questo quindi non dovremo sconvolgere le nostre vite cercando di dare tutti gli esami più importanti nella sessione invernale o assolvere tutti gli impegni più impellenti fra Dicembre e Febbraio: saremo infatti sempre capaci di affrontare le situazioni a mente fresca se il termometro non si discosterà troppo dalle temperature medie della stagione.



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