Martedi, 23 aprile 2024 - ORE:00:41

Videogiochi fanno male? Non alla memoria visiva

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I videogiochi sono  utili o dannosi?

Videogiochi che creano dipendenza, le console possono spingere alla violenza: questi e molti altri aspetti negativi hanno spesso generato quasi  un’aura di pessimismo legata al mondo videoludico, generando lo stereotipo che stare a sparare con il controller tra le dita, o avventurarsi in nuovi mondi dietro lo schermo del proprio pc crei solamente degli effetti deleteri sui giovani. Questa considerazione potrebbe però rivelarsi almeno parzialmente errata, specialmente sullo stereotipo che vedrebbe i giovani giocatori senza alcun vantaggio rispetto ai “non giocatori”. E’ stato infatti dimostrato come l’esperienza maturata all’interno dei videogiochi potrebbe riservare alcuni vantaggi non indifferenti, utilizzabili anche in altri campi, grazie ad un esperimento condotto da Greg Appelbaum.

Una memoria visiva più potente ed efficace

L’assistente professore di psichiatria alla Duke School of Medicine ha infatti avuto un ‘idea insolita, utilizzando come campione per il test  125 partecipanti. Tra questi vi erano in egual misura sia giocatori accaniti, reduci di videogiochi contrapposti a studenti “diugiuni” di qualsiasi console, entrambe le tipologie di studenti esposti ad uno stesso test di memoria visiva. Ogni studente è stato infatti posto di fronte ad un monitor con otto lettere , ciascuna all’interno di un cerchio, e ciascuna mostrata per un decimo di secondo . In seguito, dopo la scomparsa delle lettere mostrate, un cursore  appariva nell’esatta posizione corrispondente ad una delle lettere, e veniva domandato agli studenti di riportare alla memoria la lettera indicata e mostrata in precedenza. I risultati hanno evidenziato come gli studenti abituati ad ore e ore di videogames e console siano stati molto più abili nel ricordare le lettere, mostrando una memoria visiva molto più forte ed efficace. Possibile?

Le considerazioni scientifiche del test

 “Quando si è alle prese con un videogioco, specialmente se si tratta di un FPS (First Person Shooter ndr), un giocatore “, spiega Appelbaum, “compie più inferenze probabilistiche riguardo a ciò che sta vedendo- un alleato o un nemico, spostarsi a sinistra o a destra, il più velocemente possibile”. Essendo dunque il cervello abituato a interpretare i segnali di gioco e ad agire di conseguenza, la risposta istintiva si fa più forte e radicata, mantenendosi in modo radicato e solido anche in futuro. Come confermato dal test e sottolineato dall’assistente professore “è possibile che i giocatori vedano con più immediatezza e siano in grado di fare delle decisioni più corrente a partire dalle informazioni che hanno a propria disposizione”. Si è comunque deciso di estrapolare maggiori dati  a riprova di questa tesi, ma almeno per il momento, questo  risultato sembrerebbe avvicinarsi al vero con molta probabilità.



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